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Che cosa succederebbe se una mattina, svegliandosi, il manager della City londinese o il magnate di Wall Street, il grande intellettuale della Sorbona o il tecnologo di Ginevra o, più in generale, i frequentatori dei tanti social network scoprissero di essere diventati la periferia del Pianeta? Marshall Sahlins prefigura questo scenario come se fosse cosa reale (e forse lo è) e si chiede: la cultura occidentale non sarà solo un "dialetto" fra i tanti della terra? Il grande antropologo lancia una provocazione: il mondo non occidentale diventa una macchina da guerra per demolire colossali filosofie e il loro primato universale. Chi ne fa le spese? Sacri mostri come Marx e i suoi epigoni, che consideravano la cultura come una "glassa" sulla torta (economica) multistrato. La cultura, così, si rivela una "forma ibrida" da cui nasce anche l'antropologo moderno (Lévi-Strauss), figlio dell'Illuminismo e della scoperta della "relatività" della cultura occidentale.